La lettura scenica de “I Turcs tal Friul” di Pier Paolo Pasolini, prodotta dal Teatri Stabil Furlan e rappresentata al Teatro Nuovo Giovanni da Udine a chiusura della sua prima e significativa stagione, ritorna a grande richiesta questa volta a Gorizia. Mercoledì 4 maggio, infatti, alle ore 20.45 al Kulturni Dom, nell’anno del centenario della nascita del poeta di Casarsa, il testo tra i più significativi della letteratura teatrale in lingua friulana prenderà voce attraverso una rosa speciale di attori, per la cura del direttore artistico del Tsf, Massimo Somaglino, e di Fabiano Fantini.
Con loro sul palcoscenico Luca Altavilla, Caterina Bernardi, Caterina Comingio, Daniele Fior, Renato Rinaldi, Marco Rogante e Aida Talliente, attori dalle grandi capacità espressive, capaci di dar voce intensa e vibrante ai personaggi dell’opera friulana che Pasolini scrisse nel maggio del 1944: «Forse la miglior cosa che io abbia scritto in friulano, giace in un cassetto e vi giacerà per non so quanto», come scrisse il poeta in una lettera a Gianfranco D’Aronco.
Questo intenso componimento, calato nel clima familiare di una Casarsa presa dal terrore per l’imminente arrivo dei Turchi, siamo nel 1499, trova nella fedele versione del Tsf tutto il pathos e il senso di disperata vitalità che gli è proprio. Nel susseguirsi intenso di dialoghi, riflessioni, discussioni e paure, nell’accettazione di un destino collettivo che si fa truce e inesorabile sullo sfondo di un panorama che volge al tramonto con protagonista il greto del fiume Tagliamento, ripreso in una efficace sequenza da Carlo Della Vedova, e con musiche di Renato Rinaldi, prende corpo la storica e drammatica vicenda dei casarsesi e della famiglia Colús – Colussi è il cognome di famiglia della madre di Pasolini -, in un continuo ordito di esperienze personali e tematiche universali. La vita, la morte, la religione, la laicità, la rassegnazione, l’azione, il desiderio, la ribellione, la libertà, si snodano nelle inflessioni della parlata locale che Pasolini ha restituito come non altri e reso immortale, come nella silloge “Poesiis a Ciasarse” del 1942, portando questa variante della lingua friulana ad una notorietà internazionale.
Ritorna così a Gorizia il testo teatrale in “marilenghe” che più di tutti ha avuto eco oltre i confini regionali, e questo fin dal debutto nel 1976, ad un anno dalla morte dell’autore, nella storica rappresentazione avvenuta nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia con l’allestimento di Rodolfo Castiglione, le musiche di Luigi Nono e le scenografie di Luciano Ceschia, un testo riemerso grazie a Luigi Ciceri che lo pubblicò per primo nella rivista “Forum Julii” lo stesso anno. E ancora nella tournée nazionale di Elio De Capitani con le musiche di Giovanna Marini del 1996, ai Colonos di Villacaccia di Lestizza, sul sagrato della Chiesa di Santa Croce a Casarsa, là dove c’è una lapide votiva che ricorda l’evento storico dell’invasione turca.
I personaggi: Pauli, Meni, Lussia, Nisiuti, Zuan, tutti della famiglia Colús, Anuta, S’ciefin, Cenci, Matia, Asiút, Bastian, il predi e l’invisibile presenza dei Turcs, lì, come scrive l’autore: «drentri dal puàrtin da la ciasa dai Colús, cu ‘l ciar e altris impresti par ciera», rivivranno a Gorizia grazie al Tsf in una vicenda corale e collettiva che ci riporta a riflettere con grande attualità sui drammi e le inaccettabili conseguenze di tutte le guerre e le invasioni del mondo.
Info e prenotazioni presso libreria LEG Gorizia, Corso Verdi 67, oppure su www.vivaticket.it
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In copertina e all’interno tre scene dello spettacolo allestito al Teatro Nuovo Giovanni da Udine.